venerdì 29 marzo 2024

ONE POT FEEDS ALL: TIRIAMO LE SOMME?


 

Per tutta una serie di ragioni su cui  é il caso di non tediarvi, ho perso la voglia di cucinare. 

O meglio: quando si riaffaccia, non ho tempo. E visto che ormai non avere tempo é la costante della mia nuova vita, anche la voglia di cucinare sembra essersi rassegnata e non compare piú. 

Tuttavia quando, per qualche fortunata combinazione astrale, mi ritrovo con l'agenda vuota e la valigia sotto il letto, mi diverto ancora a cercare ispirazione dai libri: mi armo di carta e penna e, pazientemente, compilo liste di tutte le ricette papabili, quelle che possono intersecarsi con le mie abilità culinarie (sempre piú scarse) e i gusti dei miei familiari (sempre piú difficili). Fortunatamente abito nel paradiso degli ingredienti, per cui questo problema non si pone e anzi, piú vedo nomi strani, piú progetto cene complete e, insomma, alla fine arrivo in fondo, piena di rinnovata buona volontà. 

Dopodiché, inizia la spunta. 

Il primo scoglio é il vaglio di mio marito, che inizia a storcere il naso su metà delle mie scelte: 10 anni di "consorte della foodblogger" sono stati piú che sufficienti a fargli perdere  spirito di avventura e pazienza e tutti i voli pindarici vengono desolatamente ridimensionati, a botte di "questo no, questo te lo mangi tu, questo neanche alla volpe" (la volpe in giardino é il primo requisito della vita in Inghilterra)

Il secondo scoglio, ammetto, é opera mia: la voglia di cucinare di cui sopra é inversamente proporzionale alla lista degli ingredienti e alla quantità di padelle da lavare.  Se i primi sono suddivisi in paragrafi e i secondi sono piú di tre, ammetto che depenno con decisione. 

L'ultimo, il piú triste, é la domanda finale, quella sotto cui cadono anche le ultime speranze: "ne vale la pena? vale la pena di rovinare il trancio di salmone selvaggio che hai nel frigo, per una ricetta del genere? vale la pena di buttar via 3 ore del tuo tempo, per qualcosa che già sai che, nella migliore delle ipotesi, non sarà nulla di memorabile?"

Per farla breve, dunque, mi riduco a fare quasi sempre le ricette già fatte dalle mie amiche, borbottando fra me che non ci sono piú i libri di una volta: quelli che tenevi sempre a portata di mano, pozzi a cui attingere idee e ispirazioni, alleati fedeli che mai ti avrebbero tradito. 

Salvo poi inciampare in One Pot Feeds All e ritrovarsi sbalzata indietro nel tempo, negli anni in cui i libri di cucina avevano un che di magnetico e la lettura non poteva dirsi completata senza aver disseminato post it in ogni pagina, per tacer delle programmazioni entusiaste, "domani faccio questo, domenica quello", senza che ci fosse bisogno di interpellanze coniugali o vagabondaggi per supermercati. 

Una sorpresa a tutto tondo, perché Darina Allen non ha bisogno di conferme, nel campo della cucina irlandese, dove resta l'indiscussa protagonista. Ma avventurarsi in sentieri nuovi, per giunta battutissimi, con il rischio di appiattirsi sulla domanda sempre piú piatta di un'utenza svogliata e poco stimolante, celava piú di una insidia, come sappiamo bene qui allo Starbooks, dove di libri che sotto la promessa di meraviglie nascondono invece la solita zuppa ne scartiamo ormai a decine.

Invece, non solo Darina ha vinto la sfida, ma lo ha fatto a mani basse, dimostrando che il calderone della cucina creativa può essere ancora prodigo di doni originali e convincenti, per realizzare i quali non servono attrezzature esagerate o ingredienti introvabili, quando si hanno classe, cultura ed esperienza. 

E Darina, modestamente, ne ha da vendere. 

Ci vediamo ad Aprile, con il prossimo Starbook!

Alessandra